la collettiva contemporanea dei Mille a Cervia rappresenta una delle prime mostre a inaugurare subito dopo i mesi di chiusura forzata, che anzi, proprio nel periodo più buio e incerto è stata progettata e voluta da Sauro Moretti, che non ha mai smesso di credere nell’opportunità dell’arte come simbolo della ripartenza dell’Italia.
“Se qualcosa questo virus ci ha insegnato, – scrive Sgarbi – è che l’arte ha sempre più necessità di essere vista dal vivo e che il web non può garantire le stesse emozioni di un’opera d’arte vissuta dal vivo. L’arte ha sempre la necessità di manifestarsi in spazi fisici, pubblici e privati, come luogo di incontro dove mostrare nuove idee aperte alla discussione.”
Molte delle opere in mostra sono nate proprio nei mesi della chiusura, dove i pittori, gli scultori e grafici, già abituati a lavorare nel silenzio di uno studio che lascia il mondo fuori, hanno espresso le paure, le ansie, le incertezze e la rabbia di questo momento sulla materia. E i fotografi, costretti dal distanziamento sociale a scattare muovendosi come dei ladri per le vie delle loro città, hanno ripreso scorci dove l’uomo è solo un fantasma di passaggio. Ma non solo: molte delle foto in mostra sono state scattate pochi anni o mesi prima dell’avvento del Covid-19 e relative restrizioni.